IO TI PERDONO
“Siate benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:32).
Alcuni scienziati hanno studiato un modo per catturare delle scimmie rare senza fare loro alcun male.
La trappola ideata era un piccolo contenitore, dall’imboccatura stretta, con una manciata di noccioline all’interno.
Le scimmie inserivano il braccio, ma non potevano più ritirarlo per via del pugno chiuso per trattenere le noccioline.
Erano in trappola: incapaci di liberarsi perché non lasciavano cadere i frutti!
A volte ci comportiamo nello stesso modo: incapaci di liberarci dal passato perché non vogliamo lasciarlo andare.
Qualcuno ti ha forse trattato ingiustamente e hai pensato: “Mai dimenticherò un torto simile”!
Forse non sei consapevole, ma così facendo rimani aggrappato al risentimento, anzi, è il risentimento a tenerti in trappola.
La vera vittima di amarezza e rancore, è chi li porta.
Ti identifichi in questo quadro?
Un odio prolungato non è altro che un lento suicidio.
Pensi sia l’altro ad aver bisogno di perdono?
Rifletti meglio.
Paolo ha scritto: “Perdonatevi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati (Efesini 4:32).
Com’è stato il perdono di Dio?
Innanzitutto è giunto quando non lo meritavi; è stato senza condizioni; con piena consapevolezza che saresti caduto nuovamente.
Dunque, che fare?
Perdona e dimentica.
Sono più numerose le questioni perdonate che quelle risolte.
Perdonare significa liberare un prigioniero ed accorgersi che quel prigioniero eri tu stesso: “A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch’io; perché anch’io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l’ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo” (2Corinzi 2:10).
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