Ecco come è stata resa possibile la tua salvezza
Il messaggio centrale di tutta la Sacra Scrittura è proprio la risposta a questo interrogativo. Dio ci ha trovato un sostituto nella persona di Gesù Cristo, il Suo Figlio! Era indispensabile un sostituto, uno che portasse il nostro castigo come se fosse lui colpevole, uno che prendesse il nostro posto sotto l’ira di Dio. Ma non poteva farlo uno qualunque di noi perché noi siamo tutti peccatori; e nemmeno un angelo.
Lo ha potuto fare il Signore Gesù perché era Dio (e solo Dio poteva reggere il peso del peccato) ed era anche uomo, simile a noi ma senza peccato (perché solo ad Uno che fosse uomo, Dio poteva imputare i peccati degli uomini).
L’apostolo Paolo scrive a Timoteo: « Certa è questa parola e degna d’essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori » (1 Timoteo 1:15).
Ecco perché il Figlio di Dio, nel tempo prestabilito, ha preso un corpo di uomo;
«è stato fatto carne» dice l’apostolo Giovanni «ed ha abitato per un tempo tra noi» (Giovanni 1:14). Paolo insegna che Dio ha mandato «il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato» (Romani 8:3); e dice anche che Lui, che era Dio, « abbassò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini » (Filippesi 2:6-7). Che grande mistero!
Alla sua nascita, dalla vergine Maria, una moltitudine di angeli lodò Dio nel cielo, dicendo: « Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra » (Luca 2:14). La Bibbia chiama «mistero della pietà» questa manifestazione del Figlio di Dio in carne e la sua apparizione agli angeli (1 Timoteo 3:16).
Ma la sua venuta come uomo, per quanto straordinaria sia stata, non sarebbe bastata a salvarci. La presenza di un Uomo perfetto sulla terra fu certamente un avvenimento senza precedenti; il suo amore per l’umanità sofferente, la sua rettitudine, la sua ubbidienza, onorarono Dio come mai era avvenuto prima d’allora. Eppure, tutto questo non sarebbe bastato a distogliere dall’uomo l’ira di Dio; bisognava che si caricasse Lui di tutti i nostri peccati e delle nostre colpe, e che ne portasse la pena sotto il giusto giudizio di Dio. E poiché «il salario del peccato è la morte», bisognava che morisse al nostro posto. E così ha fatto!
Ascolta cosa dice la Bibbia:«Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture» (1 Corinzi 15:3). « Egli, che non commise peccato,… ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce» (1 Pietro 2:22-24).
Anche il profeta Isaia, che visse ben 800 anni prima di Cristo, parlò di Lui e disse:
«Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è stato su Lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione» (Isaia 53:5).
Guarda il Signore Gesù sulla croce! Non è un benefattore disprezzato che finisce miseramente la sua vita; non è un profeta respinto che ha fallito la sua missione. È il Figlio di Dio che soffre e muore al nostro posto per farci scampare a un’eternità di tormenti. Tutto il peso immane dei nostri peccati se lo è caricato su di Sé; e là, in quei momenti di indicibile sofferenza, ha pagato a Dio il mio debito legato al peccato, il tuo debito. Ecco la grande notizia che la Bibbia indirizza alla nostra coscienza e al nostro cuore!
Tu dirai allora: Se è così, tutti gli uomini sono salvati, tutti sono perdonati; l’umanità è a posto! No, purtroppo; non è così. Immagina una porta aperta che dà accesso a un luogo meraviglioso. È aperta per tutti, tutti possono entrare, nessuno sarà cacciato fuori… ma non tutti entrano, non tutti ne approfittano. Molti arrivano vicino, a un passo… poi tornano indietro, o rimangono lì. Peccato! La porta era aperta, anche per loro, ma non ne hanno approfittato, non hanno fatto il passo decisivo! Gesù dice: «Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato» (Giovanni 10:9).
Ma per passare da quella porta, per poter usufruire di quest’opera meravigliosa del Signore, ci sono delle condizioni, due esattamente, messe da Dio stesso. Sono due passi che bisogna assolutamente fare. Eccoli:
■ Primo passo: il pentimento
Per prima cosa, Dio vuole che noi riconosciamo di essere peccatori, degni del giusto giudizio di Dio, e ce ne umiliamo davanti a Lui. Anche tu devi farlo; devi provare dolore e rimorso per le offese che gli hai arrecato e per il dispiacere che gli hai dato con atti o pensieri contrari alla sua volontà… Se sei sincero, Dio stesso lavorerà nella tua coscienza, facendoti sentire l’amarezza del peccato e la giusta paura per le sue conseguenze; e, nello stesso tempo, ascolterà la tua confessione e ti garantirà il Suo perdono. Il peso dei tuoi peccati è così tolto dalle tue spalle!
« Dio fa ora annunziare agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano
(o si pentano) perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia » (Atti 17:30).
Queste parole dell’apostolo Paolo echeggiarono due-mila anni fa nella città di Atene; e ancora oggi lo Spirito del Signore le ripete alla generazione attuale.
Quando i Giudei domandarono a Pietro: «Che dobbiamo fare?»,
Pietro rispose: «Ravvedetevi… Ravvedetevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati» (Atti 2:38 e 3:19). Il primo passo da fare per ottenere il perdono di Dio è dunque la confessione sincera dei nostri peccati.
« Se confessiamo i nostri peccati (a Dio, s’intende) Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità » (1 Giovanni 1:9).
Anche il re Davide, al suo tempo, conosceva questa verità. Così scrisse in un Salmo: «Io t’ho dichiarato il mio peccato, non ho coperta la mia iniquità. Io ho detto: Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno; e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato». E anche: «Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi» (Salmo 32:5 e 51:4).
Ma il pentimento da solo, per quanto vero e sincero sia, non è ancora sufficiente. C’è un secondo passo da fare:
■ Secondo passo: la fede nell’opera di Cristo
Dio non chiede «opere», come abbiamo visto, ma chiede «fede » Accettare con fede il sacrificio del Signore vuol dire credere senza avere alcun dubbio che Egli è morto sulla croce per i nostri peccati. La fede non dubita, non discute; la fede prende Dio in parola. «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato» (Atti 16:31): ecco la meravigliosa promessa della grazia di Dio.
«Poiché è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio» (Efesini 2:8).
Riempirei almeno due pagine se volessi trascrivere tutti i brani del Nuovo Testamento che parlano della salvezza per fede. La insegnò il Signore, la predicarono tutti gli Apostoli, dal primo all’ultimo, e ne scrissero nelle loro lettere ispirate che ora fanno parte delle Sacre Scritture. L’Evangelo è chiamato anche: «La parola della fede» (Romani 10:8) perché promette il perdono di Dio e la vita eterna a chi crede in Gesù.
Come riassunto dei tanti passi biblici sulla salvezza per mezzo della fede ne citerò uno molto significativo della lettera di Paolo ai Galati: «Abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge (la legge è quella data da Dio per mezzo di Mosè, i dieci comandamenti) perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato» (Galati 2:16).
Ritorniamo all’esempio del malato grave di qualche paragrafo prima. Perché accetti la cura che il medico gli prescrive egli deve, prima di tutto, riconoscere di essere malato e di avere assoluto bisogno di una cura; però non basta. Deve anche avere fiducia nel suo medico, credere che la medicina che gli propone è quella giusta. Se non ha fiducia, se non crede alle parole del suo dottore, non si lascerà mai curare. La medicina c’è, pronta, efficace, a sua disposizione… Deve solo accettarla.
Dio, il grande Medico, ti ama d’un amore infinito e ti offre un mezzo di salvezza, l’unico valido, l’unico efficace. Rifiuterai tu questo dono di Dio?
«In nessun altro è la salvezza; perché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia dato agli uomini per il quale noi possiamo essere salvati» (Atti 4:12).
Il pentimento e la fede in Cristo sono dovuti a un cambiamento di idee, di pensieri, di disposizioni, che la Bibbia chiama «conversione». Vediamola più in dettaglio.
La conversione è un cambiamento di direzione, un rinnovamento nella nostra mente, nei nostri pensieri, nei nostri cuori, nella nostra vita. Infatti, prima di conoscere la Bibbia che mette a nudo il nostro stato di peccato, c’è in noi dell’indifferenza, perché siamo sulla «via larga e spaziosa che mena alla perdizione» di cui parla il Signore (Matteo 7:13). E ci chiediamo: Cos’è il peccato? Cos’è questa storia di dover rendere conto a Dio? E Dio chi è? Che male c’è in quello che faccio dal momento che fanno tutti così?
Ma ecco che la Parola del Signore ci illumina, tocca la nostra coscienza e ci fa sentire il nostro misero stato. Allora le nostre opinioni cambiano.
Quello che prima facevamo con disinvoltura, adesso ci turba; il male che prima valutavamo con leggerezza, adesso ci pesa.
La Parola del Signore, però, non ci insegna solo che siamo peccatori; essa ci parla anche della croce di Cristo, delle Sue sofferenze, della Sua morte per noi. L’amore di Dio tocca i nostri cuori. Prima dicevamo: Non è possibile che Dio ami la sua creatura, perché se l’amasse non permetterebbe tante sofferenze nel mondo.
Adesso, invece, capiamo che il male è dovuto al peccato dell’uomo, e che Dio ha amato il mondo di un amore infinito; e anche noi amiamo Dio, perché, come dice la Scrittura, «Egli ci ha amati per il primo». Anche tu lo amerai e scoprirai che in te tutto cambia! Cambia il tuo interiore, cambiano i pensieri che avevi su te stesso, su Dio, su Cristo, sulla vita e sulla morte… Questa è la conversione.
Ormai sei entrato per quella che il Signore chiama «la porta stretta» (Matteo 7:13-14) e ti incammini sulla via che «mena alla vita». Che grazia! Che favore infinito!
Ora, cambiando i tuoi pensieri cambierà anche il tuo modo di comportarti, di affrontare le situazioni; sarà una grande esperienza che farai tu stesso, e che la lettura giornaliera della Parola di Dio ti aiuterà a rendere viva e costante.
Ascolta ancora le parole di Gesù: « Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entran per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano » (Matteo 7:13-14).
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