NON FERMARTI A META’ STRADA
“Terah prese Abramo, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, cioè figlio di suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie d’Abramo suo figlio, è uscita con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Essi giunsero fino a Charan, e la soggiornarono. Il tempo che Terah visse fu duecentocinque anni; poi Terah morì in Charan”
(Genesi 11:31,32)
Ur dei Caldei era nota in tutto il territorio per essere una città grande e famosa al tempo di Abramo. L’archeologia ha riportato alla luce i resti di edifici, di torri, di tombe, testimonianza di una delle più antiche civiltà. Molti i reperti di oreficeria e preziosi in genere, prove evidenti di una prospera condizione economica e sociale. Era dimora reale dei regnanti dell’impero sumero-accadico e luogo di culto delle divinità mesopotamiche.
Da questa città la famiglia di Abramo, guidata dal padre Terah, si spostò per trasferirsi nella terrai Canaan. Lo spostamento non seguì la via geograficamente più breve, perché questo avrebbe significato dover attraversare il proibitivo deserto Arabico, ma si sviluppò seguendo il corso del fiume Eufrate, sulla cui sponda occidentale sorgeva Ur, fino ai confini dell’odierna Turchia, da dove, volgendo a sinistra e scendendo attraverso la Siria, sarebbe stato possibile raggiungere la meta.
Lo scarno racconto di Genesi non dice nulla sulle ragioni che portarono Terah a trasferirsi con la sua famiglia, ma l’esame comparativo con Giosuè 24:2,3 ed Atti 7:2-4 ” ci fa comprendere che non fu iniziativa di Terah questo trasferimento, ma di Abramo e questi, a sua volta, volle muoversi perché ci fu una chiamata specifica da parte di Dio. Evidentemente dichiarò al padre quello che sentiva nel cuore e Terah fu coinvolto nel cammino di fede intrapreso dal figlio.Si fermarono a metà strada, a Charan, e non fu solo una sosta “tecnica”, di qualche giorno, per riposarsi e fare provviste. La Bibbia dice che vi abitarono stabilmente.
Tanti anni più tardi, quado Giacobbe sarebbe fuggito dalla dimora paterna per il timore del fratello Esaù, lo vediamo diretto proprio verso Charan, dove si trovano gli altri discendenti di Terah (Genesi 28:10).
Qui Terah morì. A metà strada, senza aver raggiunto la terra di Canaan.
Sono molte le persone che vivono un’esperienza simile a quella di Terah: partono, iniziano un cammino, avendo una meta davanti, ma si fermano a metà strada.
Sono giovani coinvolti dalla fede dei loro genitori; mariti o mogli, “convinti” dalla scelta di fede del proprio coniuge; parenti, amici, compagni di scuola o colleghi di lavoro, che restano colpiti, talvolta affascinati, dalla testimonianza dell’Evangelo e si aggregano a coloro che, chiamati da Dio, lasciano Ur, il mondo, diretti a Canaan, il regno di Dio. Sono persone che lasciano Ur, la terra di riti idolatri, di mondanità, di ricchezze terrene, di potere temporale, ma che non giungono mai a diventare “forestieri e pellegrini”, abitando in “tende”, aspettando la città “il cui architetto e costruttore è Dio” (Ebrei 11:9-13).
Sono persone che hanno lasciato una città per stabilirsi in un’altra, che hanno fatto un passo avanti, ma che non hanno fatto quello decisivo che li può portare nel territorio di Dio, dove innalzare altari di consacrazione, dove ricevere le visite di Dio, dove ottenere le promesse del cielo.
Sono felici che affollano le chiese, specialmente la Domenica, paghi di partecipare ad un culto, senza mai prendere la decisione di battezzarsi, in un’attesa senza fine; fedeli che hanno deciso di battezzarsi, ma che non sono stati mai seppelliti con Cristo e risorti con Lui; fedeli sempre pronti ad emozionarsi e mai a convertirsi. Non fermarti a metà strada!
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