Perdere il Contatto con Dio Di J. Oswald Sanders

Il mio tema è la tragedia di perdere il contatto con Dio ed ho in merito due testi di riferimento: “e il Signore…si dipartì da Saul” (I Samuele 18:12); “E Sansone …..non sapeva che il Signore si era ritirato da lui” (Giudici 16:20).
Una delle caratteristiche eccezionali dell’amore umano è il suo odio per la distanza; una volta sperimentata la vicinanza, la lontananza diventa intollerabile. L’amore non conosce sofferenza peggiore che quella di perdere il contatto con la persona amata. Se questo è vero per l’amore umano, è altrettanto vero per l’amore di Dio, perché quando un figlio di Dio ha sperimentato la gioia trascendentale di essere in compagnia con Lui, non può più avere pace se la relazione viene interrotta. Tuttavia, sbaglio se dico che ci sono moltitudini di cristiani che sono cresciuti con l’abitudine di essere lontani da Dio? Essi sono cresciuti abituati a vivere a distanza da Dio e sebbene richiedano, non senza sofferenza, le benedizioni alle quali una volta erano abituati, nondimeno si sono abituati a guardare la vita a distanza, come se fosse quasi inevitabile. Sbaglio se affermo che in questa congregazione, questa mattina, ci sono alcuni che, malgrado tutti i raduni e gli incontri ai quali hanno partecipato, hanno perso il contatto con Dio?
Permetterete ad uno che ha sperimentato l’amarezza di questa esperienza di parlarvi con fedeltà e tuttavia simpateticamente, nella speranza che la mancata comunione possa essere risanata? La via per tornare indietro non è facile, ma grazie a Dio, è possibile. La perdita di un arto o la perdita di un occhio, o addirittura la perdita della vita stessa è di poco conto al confronto di questo, perché la nostra relazione con Dio influenza non solo questa vita, ma la vita che deve venire; influenza non solo la nostra vita, ma la vita di tutti quelli con cui siamo in contatto.
Vi posso chiedere, siete veramente in comunione con Dio questa mattina? Vi state veramente crogiolando nella luce del Suo volto, godendo dello splendore del Suo sorriso? Non dobbiamo solo dare per scontato che siamo in comunione con Dio. Il fatto che siete a Keswick non vi mette in comunione con Dio. “Sansone non sapeva che il Signore si era ritirato da lui”. Egli aveva perso il contatto con Dio e non lo sapeva. Questa era la tragedia del suo caso. La tua passata esperienza con Cristo è più splendente della tua esperienza presente? Questo era vero per il popolo della sposa di Dio al quale Egli indirizzò questo lamento attraverso il profeta Geremia: “Io mi ricordo dell’affetto che avevi per me quand’eri giovane, del tuo amore da fidanzata, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata”. Dio ricordava con tristezza il primo amore spontaneo del Suo popolo che era raggiante e caldo, forse come Egli ricorda il nostro primo amore per Lui. Ti ricordi i giorni quando il tuo amore era altruista e sacrificale, quando – non ti interessava a che costo – saresti andato ovunque, o fatto qualunque cosa, semplicemente perché lo amavi? Saresti andato nel deserto, “in una terra non seminata”, semplicemente perché Egli era lì. Ma è ancora così oggi? Penso che tu sia d’accordo con me quando dico che nelle nostre vite l’elemento del sacrificio è quasi del tutto scomparso, e che siamo pronti a rendere il servizio a Dio solo fin quando non contrasta con le nostre aspettative, comodità e desideri. Il Signore ricorda, sebbene ci sfida con queste parole: “hai abbandonato il tuo primo amore….ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti”.
Posso chiedervi se la vostra vita di preghiera è solo l’ombra della precedente? Ha la Bibbia lasciato il posto ad altri libri, anche altri libri che parlano della Bibbia? E’ lo zelo in un’anima vincente, un triste ricordo dal passato? Il tuo servizio, fratello predicatore, è diventato meccanico e professionale, mancante in passione e in potenza? La sconfitta, il suo più grande difetto, è diventata la regola e non una eccezione nella tua vita? L’altare della famiglia è caduto in rovina? Stai pensando, amico mio missionario, di non tornare più nel campo per un altro periodo, per startene un po’ a casa? Hai perso il contatto con Dio? Ma forse ci sono alcuni che si chiedono se è possibile vivere una vita costantemente con Dio. E’ possibile? Io certamente penso che le Scritture incoraggiano questa aspettativa perché anche agli albori della storia, Enoc camminò con Dio per trecento anni, “poi scomparve, perché Dio lo prese”. Certamente non godé dei privilegi che appartengono a noi – egli non aveva la Bibbia e neanche i raduni, tuttavia camminò con Dio. Il Nuovo Testamento abbonda di versi che ci incoraggiano a credere che possiamo essere sempre vincitori in Cristo. Queste aspettative scritturali sono state realizzate in miriadi di vite. Charles Haddon Spurgeon affermava di non ricordare che la sua comunione con Dio fosse interrotta per più di un quarto d’ora in tutto durante la sua esperienza cristiana. Sembra però come se fosse possibile. Quando la signora Hudson Taylor fu vicina alle porte di perla, si girò verso il marito e disse, “tu sai, mio caro, che negli ultimi dieci anni non ci sono state nuvole tra me e il mio Signore”. Sembra però come se fosse possibile (…)
Sì, certamente sembra che tuttavia ci possa essere una tale possibilità; ma questo sarà trattato da altri predicatori durante il raduno. La mia più grande preoccupazione è quella di portarvi due esempi dalle vite di Saul e Sansone – Saul, che perse il contatto con Dio deliberatamente attraverso la disobbedienza; e Sansone, che perse il contatto con Dio inconsapevolmente, attraverso la presunzione.
Primo, Saul che perse il contatto con Dio deliberatamente attraverso la disobbedienza. Nessuna vita iniziò con le più favorevoli prospettive rispetto alla sua. Fisicamente era bello, e tuttavia era modesto. Fu scelto re d’Israele. Immediatamente fu unto, Dio gli diede un altro cuore; lo Spirito di Dio venne su di lui, ed egli profetizzò. Ma il tempo passa, e Saul, come tutti noi, deve attraversare la sua prova. Inaspettatamente, egli stava entrando in una situazione che avrebbe cambiato le sorti del suo regno. Fu incaricato da Dio di distruggere i furbi e crudeli amalechiti, quei nemici di Dio e d’Israele. Le istruzioni erano chiare e cristalline: “fa loro guerra, finché non siano sterminati”. Saul andò in battaglia, il Signore gli aveva garantito una vittoria clamorosa; ma fu disubbidiente, risparmiò il meglio delle pecore e dei buoi. Distrusse completamente tutto ciò che non gli interessava ma risparmiò Agag il re, e il meglio del bestiame.
Prima di condannare Saul troppo duramente, chiediamoci se anche noi non ci saremmo resi colpevoli di una simile disobbedienza. Noi possiamo essere soddisfatti quando ci liberiamo di qualche peccato brutto e degradante che urta il nostro amor proprio, ma siamo tolleranti verso i nostri peccati favoriti, le nostre debolezze favorite, quelle abitudini di cui lo Spirito di Dio ci ha parlato tante e tante volte? Non siamo troppo duri con Saul, altrimenti condanneremmo noi stessi!
Quando Samuele apparve, Saul strizzò gli occhi e lo salutò piamente ma in modo preoccupato, “ho eseguito il comandamento del Signore”, Samuele replica facendo una sconcertante domanda: “che cos’è dunque questo belare di pecore che mi giunge agli orecchi e questo muggito di buoi che sento”? – le pecore morte non belano, Saul, “perché dunque non hai ubbidito alla voce del Signore”? “L’ubbidire val più del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni”. Vedete, Saul soffocò la sua coscienza ma non poté soffocare il belare di quelle pecore. E neanche tu! E’ il tuo cuore aperto questa mattina? L’orecchio di Dio sta ascoltando il belare di qualche peccato non confessato, qualche offesa non perdonata, una casa non restaurata? Egli ascolta il muggito di qualche peccato bestiale nel quale sei intrappolato? Puoi essere anche talmente abituato al belare che ormai non lo percepisci più, ma non ti confondere, gli altri lo sentono – tua moglie può sentirlo, tuo marito lo può sentire, lo possono sentire i tuoi figli, la tua chiesa natale, lo può sentire la tua congregazione, e Dio lo sente.
Saul salvò il bestiame ma perse la corona. “Quando Saul interrogò il Signore”, il registratore gira, “il Signore non rispose”. “Il Signore si dipartì da Saul” – deliberatamente, perse il contatto con Dio per disobbedienza. Saul alla fine morì per mano di un amalechita che egli aveva risparmiato. Risparmia quel peccato, fratello mio, sorella mia, e, come Saul perderai la tua corona.
Sansone perse il suo contatto con Dio inconsciamente attraverso la presunzione. Anche la sua vita era costellata di promesse, perché, quando raggiunse la maturità ratificò il voto di completa consacrazione che i sui genitori avevano fatto per lui nella sua infanzia. Anche su di lui lo Spirito di Dio era sceso, grazie al quale egli compì cose meravigliose sui nemici di Israele. La sua forza non derivava da una statura gigantesca, non in muscoli possenti, ma nel potere dello Spirito; e dal momento in cui lo Spiritò si ritirò da lui, una volta che questo contatto con Dio fu spezzato, lui divenne, per usare le sue stesse parole, “come tutti gli altri uomini”.
Sansone si era così abituato alla cooperazione dello Spirito che crebbe presuntuoso, e incominciò a giocare con il segreto della sua potenza. Ripetutamente spezzò il suo voto di consacrazione; ma in tutte le circostanze la sua potenza non lo abbandonò e quindi lui continuò a fare cose potenti. In tutta apparenza, sembrava che fosse ancora in contatto con Dio. Dio è molto misericordioso. Egli non sempre ci visita immediatamente con i dovuti riguardi ai nostri affari.
La moglie traditrice di Sansone, dopo molti tentativi, gli strappò il segreto, lo mise a dormire sulle sue ginocchia e gli tagliò via la sua consacrazione. Al grido, “Sansone, i filistei ti sono addosso”, si svegliò dal sonno e disse, “io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò. Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui”. Inconsapevolmente aveva perso il contatto con Dio! Gli cavarono gli occhi e il potente giudice d’Israele, il campione di Dio, divenne il buffone dei filistei, e il nome del suo Dio fu bestemmiato. Che tragica fine per una vita così promettente; e solo perché egli aveva presupposto la bontà di Dio! Attenzione a presumere ciò, se sei stato in contatto con Dio nel passato, se le Sue benedizioni sono state su te, se Egli ti ha usato, non vuol dire che questo vale ancora oggi.
Forse l’aspetto più serio di non essere in contatto con Dio è che nessuno di noi vive solo in se stesso. Quando viviamo, noi tocchiamo e influenziamo altre vite. C’è un verso allarmante in Numeri 19:22, al quale dovremmo prestare attenzione: “e tutto quello che l’impuro avrà toccato sarà impuro”. Non essere più in contatto con Dio, vuol dire danneggiare gli altri ad ogni passo. Le nostre opere diventano mere opere morte, il “gusto della morte per la morte, invece che il “gusto della vita per la vita”. Io credo che una delle rivelazioni più allarmanti sul giorno del giudizio sarà la rivelazione delle mie influenze inconsapevoli – la rivelazione di quello che posso essere stato e quello che posso aver raggiunto, se ho camminato per tutta la vita senza avere comunione con Dio, le anime che posso aver vinte, l’influenza che posso aver esercitata, il denaro che posso aver regalato, il peso che posso aver sopportato: e tuttavia, sto vivendo ora in contatto con Dio?

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