Jamel un musulmano scosso dall’amore di Dio
Nacqui nella cultura mussulmana. Già all’età di 12 anni cominciai a praticare l’islam, la religione della mia famiglia e del mio paese, condannando severamente il cristianesimo. Il mio traguardo di allora era quello di assomigliare, o possibilmente di imitare il più possibile Maometto, il fondatore dell’Islam. Digiunavo spesso, passavo molto tempo nella moschea (il luogo di preghiera die mussulmani) e leggevo tutti i giorni il Corano, il loro libro sacro.
Pregare Allah cinque volte al giorno volgendomi verso la Mecca, era per me un esercizio di fede e di sincerità. Il mio fervore religioso giungeva all’apice durante il Ramadan. Sognavo di potere un giorno fare un viaggio di pellegrinaggio alla Mecca, luogo santo dell’Islam, l’esperienza suprema die mussulmani.
All’età di 18 anni mi recai in Francia per studiare fisica, chimica e matematica, presso l’università di Caen. Un giorno fui contattato per la prima volta da una donna cristiana, che aveva uno stand biblico nella cantina universitaria. Fu per me l’occasione d’oro, poiché tra l’altro, mi ero prefisso di predicare l’Islam ai cristiani. Fino allora sapevo che la Bibbia era stata falsificata dagli ebrei e dai cristiani, e che i cristiani avevano fatto di Gesù “Il figlio di Dio”. Quest’ultima espressione era per me una imperdonabile blasfemia, e per non essere condannato eternamente, non lasciavo il minimo spazio nei miei pensieri.
Inoltre il Corano dice in modo assoluto: “Lui! Il Dio! Egli è unico! Il Dio è il samadu. Non genera e non è generato. Nessuno gli è uguale” (Sure 112,1-3). Ma più il tempo passava, più sentivo che la Bibbia contiene la verità. Cominciai a frequentare qualche riunione nelle chiese cristiane. Cominciai anche a comprendere l’Evangelo della salvezza. L’amore di Dio manifestato sulla croce, cominciò a scuotere il mio cuore.
Toccava amorevolmente la mia vita, toccava me, che conoscevo un solo Dio sovrano, potente e senza alcuna clemenza per i peccatori. Quando qualcuno mi parlava di Dio, del vero Dio d’amore, i miei occhi si colmavano di lacrime, sentivo in me la realtà del Dio della Bibbia che espresse il Suo amore attraverso la croce, ma preferivo considerare l’Islam come la migliore via.
Nel frattempo una violenta lotta era scoppiata nel mio cuore, una lotta che mi spinse a confrontare la Bibbia con il Corano. Ma più analizzavo e leggevo, più mi accorgevo che la Bibbia era tutt’altro di ciò che pensavo e che mi era stato insegnato. Gesù cominciò a concretizzarsi davanti ai miei occhi come qualcosa di unico. Chi come Lui ha consolato tanti poveri, ha accolto coloro che erano rigettati, ha curato le ferite di tutti gli oppressi? Chi come Lui ha parlato con tanta semplicità e tanta bellezza di Dio, del vero Dio che ama gli infelici e prende le parti degli umili? Ma soprattutto, chi come Gesù ha rivelato Dio Padre a tutti coloro che ripongono la fiducia in Lui?
Dopo numerose ricerche cominciai ad avere dubbi sulla falsificazione della Bibbia, ma avevo ancora difficoltà a cedere alla crocifissione di Gesù Cristo, cosa che l’islam nega con assolutismo. Inoltre pensavo alla mia famiglia, poiché convertirmi al cristianesimo sarebbe stato come voltare le spalle all’islam e rinnegare anche la mia famiglia. Il prezzo da pagare mi sembrava troppo elevato.
La sera del 5 agosto ritornai a casa molto teso, ero stato a casa del pastore, avevamo discusso di molte cose, e sempre di più capivo che l’amore di Gesù per me era grandissimo. Molto sconvolto da questo amore che non cede, per calmarmi mi misi a leggere il Corano. Le parole uscivano dalla mia bocca, ma erano espressioni vuote, c’era qualcosa che non andava. Mi coricai e come d’abitudine cominciai a pregare Allah, ma mi sentivo circondato da un grande vuoto, dalla solitudine e dal silenzio.
Mi accorsi che cercavo una pace che non avevo mai avuta e spinto da una forza interiore dissi: “Dio, chiunque Tu sia, rivelati a me!” Erano le due del mattino quando realizzai che Gesù Cristo è morto sulla croce per me e per i miei peccati. Solo allora riuscii veramente a capire quanto egli mi ama. Ebbi in quell’istante grandi lotte nel mio cuore, da una parte era come se una voce gridasse ripetutamente no! Dall’altra parte ero cosciente che Gesù mi amava come nessun altro può mai amare.
Corsi allora al telefono e feci il numero del pastore. Quando sua mogli mi rispose, le dissi che avevo urgentemente bisogno di vedere suo marito. In poco tempo, il pastore e sua moglie giunsero a casa mia e mi trovarono seduto in un angolo del salotto. Gli spiegai ciò che sentivo nel cuore e che se l’amore di Gesù è tanto grande, desideravo accettarlo nella mia vita. Il volto del pastore era illuminato da una gioia particolare.
Egli mi disse: “Jamel, credi che Gesù Cristo è il figlio di Dio e che Egli è morto sulla croce per i tuoi peccati?” La mia risposta fu chiara e determinata: “Oh sì, lo credo!”
“Or sappi,” egli continuò, “che a coloro che lo accettano, Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio. Credi tu che Egli possa fare di te un suo figlio?” Risposi: ” Sì, lo credo!”
Il pastore pregò per me e mentre egli pregava sentii una profonda certezza entrare nel mio cuore, una indescrivibile pace mi invase e per la prima volta anch’io pregai il Dio della Bibbia, ringraziandolo per aver sacrificato Gesù Cristo per me. In questa mia narrazione mi sono limitato a scrivere le cose più essenziali, ma tengo a sottolineare che considero un miracolo il fatto che Dio abbia amato un uomo indegno come me.
Lascia un commento