COMUNIONE O COMUNELLA ?
Comunella significa associazione, accordo, specialmente per scopi equivoci. Alcuni suoi sinonimi sono combriccola, combutta, cricca.
Anche se nel significato ha alcune accezioni positive, di solito il vocabolo è usato in senso negativo. Fanno comunella quei gruppi di persone che tramano alle spalle di qualcuno o di altri.
La comunella, che ha stretto legame con la comunità, è divenuta ormai da tempo motivo di preoccupazione in diversi ambienti cristiani. Il timore è che possano essere coinvolte più comunità di quanto si pensi.
Una comunella fra marito e moglie fu motivo di tragedia immane. Anania e Saffira si accordarono per tentare lo Spirito del Signore. Tramarono alle spalle del loro Salvatore. Convinti di farla franca? Sembra impossibile, ma fecero comunella, poiché dichiararono che il ricavato del loro possesso era lì “ai piedi degli apostoli” (Atti 5).
In una comunella la falsità spesso è presente, anche se non sempre ha scopi così disonesti, seppure la rovina sarà sempre il prodotto finale.
Si parte di solito con una comunità fondata su Cristo e su principi biblici.
L’etica all’inizio è, senza dubbio, quella cristiana. Poi in alcuni casi si assiste, almeno in parte, a una trasformazione preoccupante: la comunione comincia a divenire comunella sotto gli occhi di tutti. Uno dei motivi principali per cui queste cose accadono è il serio timore di veder andar via dalla chiesa dei fedeli.
Si cominciano a organizzare cene, gite, intrattenimenti vari.
Si studiano metodi per trattenere nelle comunità i giovani, in particolare, e anche i fedeli in generale.
Si creano comunelle familiari, dove l’importante è stare insieme, uniti e tutti d’accordo. Dove, però, l’ospite principale non sarà più Gesù Cristo, il Capo della Chiesa.
Lo stare insieme è senza dubbio cosa buona. Lo vuole il Signore. L’ha voluto fino a dire: “Dovunque due o tre son raunati nel Nome Mio, quivi son Io in mezzo a loro” (Matteo 18:20). Egli vuole stare insieme a noi, lo desidera fortemente.
L’unico scopo, quando si è insieme, è innalzare Gesù Cristo. Per questa comunione, e non comunella, Egli ha donato la vita.
Comunione con Cristo e la Sua chiesa è partecipazione agli stessi scopi, sentimenti, interessi. Ogni legame, ogni relazione che ci unisce deve essere solo ed esclusivamente in Cristo.
La certezza di questa verità è nel fatto che Gesù ha pregato affinché questo si potesse realizzare. “Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in Me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; che come Tu, o Padre, sei in Me, ed Io sono in Te, anch’essi siano in Noi: affinché il mondo creda che Tu Mi hai mandato” (Giovanni 17:20-21).
Non si può parlare di comunione con chi non ha conosciuto Cristo come personale Salvatore, con chi non è in accordo con i Suoi insegnamenti e addirittura cova sentimenti di separazione e divisione.
Non bisogna studiare un sistema per tenere persone del genere ben stabili nella comunità, bisogna, invece, innalzare fervide preghiere a Dio per una loro reale conversione, per un efficace ravvedimento.
Non preoccupiamoci solo di riempire locali di culto, ma invochiamo Dio affinché ci doni la potenza dello Spirito Santo per predicare l’Evangelo in tutta la sua pienezza. Così facendo, vedremo anime sincere venire a Dio. Il loro desiderio, poi, sarà quello di trascorrere del tempo insieme ai riscattati dal Sangue di Gesù Cristo, e non altro; questa è comunione.
La chiesa degli Atti degli Apostoli era sì perseverante nella comunione fraterna, ma oggi non pochi, omettono che era altresì perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nella preghiera (Atti 2:42).
Di solito chi fa comunella è sempre disponibile a stare insieme ai fratelli nelle svariate attività della chiesa, anche in quelle, e forse di più, extra comunitarie, ma non parlategli di riunioni di preghiera o di studio della Parola.
Non sono pochi i pastori che lamentano assenze, con percentuali preoccupanti, nelle riunioni cosiddette infrasettimanali. Non meraviglierà, poi, il fatto che gruppi di credenti, che hanno la loro comunella, in quei giorni e in quegli orari stabiliti per le riunioni, saranno altrove, affaccendati in chissà quali impegni.
Non pochi stanno perdendo il reale senso della comunione fraterna. Comunione che aveva valore fondamentale per Giovanni: “Quello, dico, che abbiam veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi, affinché voi pure abbiate comunione con noi, e la nostra comunione è col Padre e col Suo Figliuolo, Gesù Cristo” (1 Giovanni 1:3).
Rimanga lo scopo del nostro stare insieme, l’innalzare Dio e la Sua conseguente benedizione.
“Ecco, quant’è buono e quant’è piacevole che fratelli dimorino assieme! È come l’olio squisito che, sparso sul capo, scende sulla barba, sulla barba d’Aaronne, che scende fino all’orlo de’ suoi vestimenti; è come la rugiada dell’Hermon, che scende sui monti di Sion; poiché quivi l’Eterno ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno” (Salmo 133).
“La grazia del Signor Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2 Corinzi 13:13).
(Felice Leveque).
Tratto dalla rivista mensile “RISVEGLIO PENTECOSTALE” di Novembre 2009.
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